Non esce più di casa: il ritiro sociale degli adolescenti

Negli ultimi anni, ed in particolare dopo la pandemia del Covid 19, sempre più ragazze e ragazzi manifestano la ferma volontà di rimanere a casa, di non uscire nemmeno più con gli amici, interrompono il percorso scolastico e faticano a riprenderlo.
E' il caso di Vittoria, 15 anni. Ha terminato il ciclo delle scuole medie tra didattica a distanza e lockdown, i genitori non potevano seguirla durante tutte le lezioni, e lei ha iniziato non riuscire più a svegliarsi la mattina, ad addormentarsi sempre più tardi la sera. Con il cellulare come unica finestra sul mondo e unico tramite di rapporti sociali, è sembrata adattarsi senza fatica ai divieti di uscire imposti dalla pandemia. Salvo che, due anni dopo, è lei a non voler più uscire. Apatica, demotivata, non trova le parole per spiegare cosa le succeda, si sente stanca, il suo telefono pare bastarle.
I suoi genitori mi hanno contattata, e attraverso alcune videochiamate siamo riuscite a stabilire un contatto che l'ha incoraggiata a provare a pensare e a mettere in parole ciò che sta vivendo.
Quella di Vittoria è una difficoltà comune tra gli adolescenti, che appaiono così fragili nella loro immagine sociale, che sentono di dover essere necessariamente all'altezza di ideali a volte alimentati durante l'infanzia...ma arrivati alle soglie della pubertà, si confrontano con un mondo nuovo, con tante piccole grandi frustrazioni che qualcuno di loro non riesce a sopportare. Un'insufficienza, una bocciatura, un rifiuto da parte dei compagni di classe, ed ecco che gradualmente o , a volte, anche repentinamente, si chiudono in casa, nella loro camera, rifuggono lo sguardo dell'altro. Occorre tempo, fiducia, e capacità di stare  - metaforicamente - con l'adolescente là dove si è ritirato, per poterli aiutare a ritrovare una strada che sia per loro percorribile.